Articolo tratto da http://www.sponsasud.it   Rivista Geopolitica

da L’Humanité

La figlia del presidente cubano Raul Castro e Vilma Espin (quest’ultima un’ importante figura della Rivoluzione cubana, ormai defunta) Mariela Castro Espìn, di 53 anni, è direttrice del Centro Nazionale Cubano di Educazione Sessuale (CENESEX), attivista per i diritti civili di omosessuali e transessuali, discriminati per un lungo periodo di tempo, è all’origine di importanti cambiamenti che li riguardano.

 

 

Da diversi anni si è sviluppata una battaglia per la libertà di orientamento sessuale e identità di genere a Cuba. A che punto si trova oggi?

Siamo in una buona fase. Questo è il risultato del lavoro di diversi anni. La creazione di una Federazione delle Donne Cubane, negli anni Sessanta, ha aperto nuovi sentieri che ha permesso gradualmente di smantellare pregiudizi legati alla sessualità e pregiudizi legati al genere. Questo lavoro ci ha consentito di affrontare altre forme di discriminazione che persistono quotidianamente nella nostra cultura e nella nostra società. Per quanto riguarda l’omofobia, non è facile modificare il pensiero di tutta la società. Ma ogni azione civile può avere successo, attraverso un lavoro pedagogico-educativo, sostenuto dai media, dalla televisione e dalla radio, come parte di una strategia complessa. Bisognerebbe essere ovunque. Ciò implica la presenza di una volontà politica che abbia intenzione di operare tutti questi cambiamenti e che si esprima attraverso un’ organizzata macchina politica, anche attraverso leggi precise (e di settore) che possano affrontare questo problema.

Avete preparato un disegno di legge, ma non si procede?

Una delle nostre proposte legislative riguardanti il codice di famiglia, all’interno del Codice Civile, adottato nel 1975, su iniziativa dell’organizzazione delle donne (FMC), è stato ampiamente discusso. Questo codice funziona e, da oltre quindici anni, è condiviso, a livello istituzionale, nella battaglia della Federazione delle Donne Cubane per garantire al meglio i diritti delle donne, dei bambini, dei disabili e degli anziani. In questa logica, il CENESEX propone un nuovo articolo che includa la libertà di orientamento sessuale e l’identità di genere. Sarà un codice orientativo che servirà a impostare i valori all’interno delle famiglie. Il codice, una volta votato, includerà anche altri elementi e molte altre leggi cambieranno. Con la nuova legge, i transessuali hanno il diritto di modificare i propri documenti di identità. Il che significa che possono subire un intervento chirurgico per cambiare sesso. Nel 2008, sotto l’egida del Ministero della Salute, si stabilì una serie di procedure di assistenza sanitaria specializzata per le persone transgender, tra cui il cambiamento di sesso. Questi interventi chirurgici sono gratuiti e sono inseriti nel bilancio dello Stato. Siamo l’unico paese ad aver provveduto all’intera procedura in maniera del tutto gratuita. Ma anche l’identità (sui documenti) viene modificata dopo l’ intervento chirurgico. Questo è il disegno di legge. Il tutto è già scritto, manca esclusivamente la sottomissione alla discussione politica.

Non hai affrontato ostacoli di ordine politico e religioso?

I freni non sono i pregiudizi di tutta la popolazione. In questa società eterogenea in cui viviamo, nelle chiese ma anche in altre strutture esistenti, vi sono persone che ci sostengono ed altre che non ci sostengono affatto. Ci sono leader religiosi che sono d’accordo con noi e alcuni che non lo sono. Non vi è stato nessuno scontro con il Partito Comunista e il suo servizio ideologico, e i mediatori sono stati molto attenti e rispettosi. Abbiamo esposto le nostre argomentazioni e abbiamo parlato con i religiosi che non erano d’accordo. Nessun disagio, se vi sono preoccupazioni, nessuno ne è stato turbato. Abbiamo parlato della nostra preoccupazione per le persone non trasgender, operazione che non li riguarda. Solo il dialogo può risolvere le contraddizioni. Ma vi sono situazioni che, ad esempio, non contemplano necessariamente le operazioni di cambiamento di sesso. Anche se noi le consideriamo come un trattamento di salute, non vi sono comunque impegni in questo senso. Ma la procedura deve essere fatta a chi la chiede espressamente, perché è un diritto. Sappiamo che, per quanto concerne il matrimonio di persone dello stesso sesso, diverse chiese non approvano. Ma prima di creare una categorizzazione con il matrimonio omosessuale, che non è necessaria, abbiamo proposto un’unione legale che possa garantire i diritti delle persone dello stesso sesso (quindi non si tratta di un matrimonio di tipo classico). Esse non devono essere discriminate o escluse. L’obiettivo è di avere le stesse garanzie delle coppie eterosessuali, soprattutto dal punto di vista dell’equità. La nostra proposta è un’unione civile consensuale: le coppie omosessuali hanno gli stessi diritti delle coppie di sesso diverso. Nessuna differenza. Ma ancora non si parla di adozione. Anche se potremmo prenderla in considerazione, ma penso che vi saranno delle resistenze. La nostra popolazione con il tempo abbandonerà il pregiudizio, e questo non sarà un problema. Abbiamo osservato il processo legislativo portato avanti in altri paesi, tra cui i paesi europei, e abbiamo dovuto procedere nello stesso modo, siamo partiti da alcuni aspetti per approdarne ad altri. Per quanto ci riguarda, noi non proponiamo il matrimonio o l’adozione di figli. Ci muoviamo in avanti nel riconoscimento dei diritti della popolazione e nel rispetto dell’identità di genere.

É una battaglia per l’emancipazione nell’ambito del processo rivoluzionario cubano?

Certo! Questa è la prima piattaforma. Ho una formazione marxista, che mi permette di comprendere la società in cui vivo e ciò che intendiamo per socialismo. Una società in transizione come società socialista cubana deve mostrarsi vigile per non riprodurre i meccanismi di dominio esistente. Penso che questa battaglia per la piena dignità è in linea con un processo di trasformazione sociale per l’emancipazione degli esseri umani che noi chiamiamo socialismo. Questa idea non può essere persa di vista. Senza di essa, appunto, si continuerà a giocare con gli stessi stereotipi che riguardano anche le donne, gli omosessuali o gli immigrati. Per la prima volta nella storia del PCC, il documento è stato presentato in occasione della Conferenza Nazionale, nel gennaio 2012, e si parlò di diritti nell’ orientamento sessuale. Si è discusso con tutta la popolazione. Noi del CENESEX, abbiamo fatto diverse proposte, in particolare per l’inclusione del concetto di identità e di orientamento sessuale, ma non solo. Con questa proposta, ora esiste la tutela delle persone-fisiche con riguardo al genere.

Lei parla di rispetto per la persona umana e di diritti sociali e civili, ma non c’è forse da sviluppare anche problematiche inerenti gli attacchi alla libertà di espressione?

Nessuno può impedirci di esprimerci. Questo è un mito. Nessuno può rimanere in silenzio a Cuba. Né il sistema coloniale spagnolo, nè il colonialismo americano, né la dittatura militare imposta dagli Stati Uniti misero a tacere la popolazione cubana. Noi diciamo sempre quello che pensiamo. Ognuno è responsabile di ciò che dice, e di quello che fa. Dobbiamo anche prendere delle responsabilità. La libertà è quella di assumersi le proprie responsabilità, rischiare e prendere decisioni. E questo vale per tutto. Per quanto riguarda i problemi inerenti alla libertà di stampa, si potrebbe dire che esistono ovunque (problemi). Dipende da chi domina i media, dai proprietari, dai gruppi finanziari, dagli azionisti, dagli editori, dalla politica statale. So che  esiste un gran numero di blog indipendenti e migliaia sono interessanti, coraggiosi nella loro discussione e si assumono le proprie responsabilità, senza ricevere denaro da paesi stranieri che desiderano controllarci, che desiderano molestarci. In effetti, un piccolo numero di essi ricevono soldi dal governo degli Stati Uniti che, sappiamo bene, essere antagonista di Cuba, per inventare storie fasulle o surreali. Per oltre 50 anni, si soffre di una vera e propria guerra ideologica con il fine di distruggere la Rivoluzione. La campagna mediatica contro Cuba è sempre più forte. Il Dipartimento di Stato Americano ha inviato oltre 20 milioni a presunti blogger o giornalisti “dissidenti”. Con questi soldi, hanno pagato blogger, giornalisti e americani di origine europea per screditarci. Ma chi conosce la verità, non dalle deformazioni, ma la realtà quotidiana dei cubani e la loro capacità di andare avanti? Per quanto riguarda Cuba, vorrei una stampa più critica che realizzi delle vere e proprie ricerche. Criticare non significa mancanza di rispetto se corrisponde ad un’ etica giornalistica.

E’  sufficiente affermare che esiste un’ area dominante nella politica cubana?

Bene! Chi ha inventato il partito unico non fu Fidel, ma José Martí. Contro una minaccia esterna, non vi era altra scelta che unire la volontà del popolo cubano, che Martí chiamò “Partito Rivoluzionario”. Il PCC è l’erede del Partito Rivoluzionario creato da José Martí. Con l’unità in questo unico partito si ottenne l’indipendenza dalla Spagna, ma subentrò una frustrazione a causa di un intervento americano. I cubani su unificarono ancora di più a causa dell’ attacco alla loro sovranità. Ecco perché si tratta di un partito che include tanto la diversità, comprese le religioni e chi ha posizioni diverse. Ma il principio è molto chiaro: è quello della sovranità nazionale e dello sviluppo nazionale basato sulla giustizia e l’uguaglianza sociale che ne è il punto cardine. Questo è il progetto. Il popolo cubano ha quello che vuole. Il PCC non è mai stato in corsa per una carica elettiva, è il popolo dei quartieri che si candida e propone elettori, mai membri del PCC.

Traduzione per Spondasud di Maddalena Celano

* Stralcio d’intervista del quotidiano francese L’Humanité (da me tradotta e rielaborata), condotta dal giornalista Bernard Duraud, alla direttrice del CENESEX e pubblicata il 9 dicembre 2011.

Tratto da: http://www.cubadebate.cu/noticias/2011/12/14/mariela-castro-cuba-siempre-sorprende/